GP:
Sempre più scuole organizzano dei corsi di educazione sessuale, ma le
ricerche ci dicono poi che i giovani sottovalutano il pericolo dell’Aids
e sono in continua crescita le gravidanze fra le adolescenti. Perché?
GR:
Perché l’educazione sessuale non serve quando viene fatta come se si
trattasse di una materia a se stante e quindi non partecipe di quel
tessuto educativo ordito da famiglia, scuola e società. Che ci siano
operatori che si occupano di parlare occasionalmente di sesso a classi
di giovani tranquillizza gli adulti, genitori e insegnanti, che si
sentono liberati da un compito sgradito e consente ai giovani qualche
ora di svago tanto più apprezzata quanto meno annoiante è l’operatore.
Non abbiamo bisogno di una educazione sessuale, ma di una educazione
sessuata. Abbiamo cioè bisogno di un intervento educativo che legittimi e
quindi metta in evidenza la sessualità là dove è naturalmente presente:
nella storia, nella letteratura, nell’arte, nell’economia, nella
filosofia, nelle scienze, ecc. Per fare ciò non si chiedono agli
insegnanti e ai genitori conoscenze “scientifiche” particolari ma la
disponibilità a trattare degli umani come esseri sessuati maschi e
femmine e quindi dei loro comportamenti, dei loro pensieri e delle loro
opere come dimensioni dove la sessualità è presente e merita di essere
considerata.
tratto da intervista a cura di Giuliana Proietti al prof. Giorgio Rifelli, sessuologo
a questa pagina l'intera intervista:
http://vitadicoppia.blogosfere.it/2006/06/intervista-al-p.html