giovedì 17 novembre 2011

Pensare è fichissimo:intervista a Oscar Brenifier

















 
da google libri è disponibile un anteprima del libro:
http://books.google.it/books?id=pSuhgqpWYJoC&printsec=frontcover&hl=it&source=gbs_ge_summary_r&cad=0#v=onepage&q&f=false

Molte delle attività a cui accenna Oscar Brenifier nell’intervista che segue sono illustrate con maggior precisione sul suo sito web www.brenifier.com.
Da dove deriva l’idea che sta alla base dei libri?
Come accade per la maggior parte dei libri che scrivo, derivano dalla pratica, dai lavori che faccio con adulti e bambini. Ormai da tanti anni lavoro sul concetto di filosofia pratica, con l’idea di introdurre il grande pubblico alla filosofia, intesa non come un’attività accademica, ma come un modo di affrontare la nostra vita, ciò in cui crediamo, quello che facciamo. Ciò ricorda il modo che si aveva di fare filosofia nell’antichità, o in Oriente, invece di considerarla solo come una materia scolastica. La filosofia prende quindi la forma di un dialogo, più che del solito monologo del professore.
Come lavora con Jacques Desprès? Lavorate insieme o separatamente?
Non lavoro direttamente con Jacques Desprès, l’illustratore: la collaborazione avviene grazie alla mediazione dell’editor, Céline Charvet, delle edizioni Nathan [che hanno pubblicato i volumi in coedizione con ISBN, n.d.t.]. Ho lavorato con lei per molti anni, con la pubblicazione per Giunti della collana "Piccole grandi domande". Quindi è arrivata a capire davvero bene la natura del lavoro filosofico e, allo stesso tempo, mi aiuta ad essere più concreto. E fa lo stesso lavoro con Desprès, sia per permettergli di contribuire al contenuto del libro con le sue illustrazioni, sia per assicurare la chiarezza e la dimensione filosofica del suo lavoro.
Chi pensa sia il lettore ideale di questi libri? E cosa dovrebbe pensare dopo averli letti?
Non c’è un lettore ideale di questi libri, poiché mi sono reso conto che ci sono diversi modi per leggerli. Ci sono lettori che contemplano le pagine, altri che le analizzano minuziosamente, altri ancora che leggono il libro in una volta sola, alcuni un po’ alla volta per poterci pensare. I bambini più piccoli magari guarderanno solo le immagini e gli adulti i testi. D’altro canto le immagini possono essere osservate in maniera intuitiva, o anche indagate con attenzione, poiché devono essere decifrate per comprenderle veramente.
Secondo lei come mai la divulgazione della filosofia è cresciuta negli ultimi anni?
E’ vero, l’interesse per la filosofia è cresciuto presso il grande pubblico negli ultimi tempi: io stesso lo vedo dal successo dei miei libri, tradotti in trenta lingue, e dalla richiesta di filosofia pratica che arriva da persone di estrazione diversa. Credo che questo fenomeno sia in qualche modo una risposta alle decostruzione dei valori tradizionali, un risultato del postmoderno. La gente ora cerca valori, cerca il significato della vita, si pone domande sulla sua esistenza e sui principi sociali, ma molti non hanno intenzione di tornare ai tradizionali dogmi politici, morali o religiosi.
Cos’è l’Istituto di Pratica Filosofica, da lei fondato?
Ho fondato l’Institut de Pratiques Philosophiques quindici anni fa, insieme a mia moglie Isabelle Millon, che è anche una mia collaboratrice; l’idea era quella di promuovere la filosofia come pratica a tutti i livelli sociali. Abbiamo iniziato a proporre dei workshop filosofici o dei "Cafè-philosophique" alle biblioteche comunali, ottenendo un buon successo. Adesso teniamo queste attività in prigioni, centri sociali, scuole, uffici, eccetera. Ho anche sviluppato il concetto di "consulto filosofico", dove le persone vengono da me singolarmente per discutere su argomenti per loro importanti. Adesso formiamo molti insegnanti e chiunque voglia imparare questa attività per trarne giovamento nella propria vita o per applicarla sul luogo di lavoro. Abbiamo tenuti seminari del genere in quaranta Paesi, Italia compresa.
Questo metodo viene usato anche per scrivere i libri?
I miei libri sono di solito basati su un principio metodologico che il lettore può percepire dalla struttura formale del libro. Questo è un modo per esercitare il lettore alla filosofia pratica. Il libro dei contrari e la serie che lo accomopagna (quello sull’amore e l’amicizia, il significato della vita) sono basati su un’idea dualistica, dove ogni concetto incontra il suo contrario. Andando avanti e indietro in questo modo, il lettore impara la dialettica, si abitua al considerare le idee in due modi differenti, e questo gli insegna ad essere più elastico mentalmente e, in generale, più comprensivo.

 Dal sito: http://isbnedizioni.it/pensare-fichissimo/intervista-brenifier/

2 commenti:

  1. la nostra probabilità di essere concepiti e quindi di esistere, è pari a zero.
    dai un occhio a questo sito, forse non c'entra, forse si.

    http://visual.ly/what-are-odds

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  2. http://www.youtube.com/watch?v=64gBtTQ_fno&feature=related

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